IL PUNTO di Paolo Uggè
E’ stata un’iniziativa che meglio di così non poteva andare. La “nazionale del Pil”, così il moderatore della manifestazione ha voluto “battezzare” la Kermesse, ha sicuramente colpito la pubblica opinione. I media hanno ampiamente dato spazio e i contenuti sono emersi con determinazione e chiarezza.
Quello che mi pare sia uno degli aspetti più positivi è che finalmente si comincia a comprendere quanto il trasporto, la logistica e il sistema infrastrutturale siano elementi decisivi per lo sviluppo dell’economia di un Paese. Produzione, turismo, qualità della vita, ambiente senza adeguate infrastrutture e servizi logistici non trovano risposte. Questi principi cardine hanno trovato in Confcommercio/Conftrasporto la risposta necessaria. L’invito, più volte sostenuto dal presidente Sangalli, di trovare sempre e comunque la capacità di fare sistema, si è manifestato con la scelta di stare insieme dando vita a una rappresentanza che esprime le diverse modalità del trasporto e della mobilità. È Confcommercio che, per prima, ha dato il via a una rappresentanza di sistema nei trasporti. Altri stanno tentando ora di imitarne l’esperienza, forse perché si sono resi conto che questa è la vera risposta che può portare a una soluzione organica dei problemi che le nostre imprese sono chiamate ad affrontare.
Il secondo elemento che è emerso è che le grida di dolore dei manifestanti spontanei nella bella manifestazione indetta dalle “Madamin di Torino” – che sono riuscite a portare in piazza alcune settimane or sono decine di migliaia di partecipanti – hanno trovato il sostegno dei più significativi e reali rappresentanti degli interessi delle imprese.
Chi non ha partecipato significa che o persegue propri interessi commerciali – che cerca di nascondere dietro una pseudo associazione – o che non ha ritenuto fondamentale per il sistema infrastrutturale del Paese il tema della Tav. Un tassello senza il quale l’economia nazionale non si interconnette con le grandi reti di comunicazione europee.
Le esigenze della mobilità italiana sono evidenti e se il Governo non assumerà iniziative adeguate il rischio è quello di trovarsi chiusi in una morsa che metterà ancor più fuori mercato i prodotti nazionali. Giungono infatti voci di un accordo Austro-Francese volto a introdurre ulteriori limitazioni al traffico pesante, oggi la modalità prevalente per lo spostamento delle nostre merci. La tesi sarà quasi certamente quella di voler garantire, privilegiandoli, i flussi turistici rispetto a quelli commerciali effettuati con automezzi pesanti e inquinanti. Lo spunto utilizzato verrebbe proprio dalla politica del ministero italiano, favorevole al rallentamento della realizzazione di opere che produrranno la realizzazione di vie ferroviarie.
Il primo spunto è stato quello dell’allungamento dei bandi che determineranno la dilatazione dei tempi (vedi Tav) .Questa linea miope nasconde il trabocchetto che consentirà a Francia ed Austria di riproporre la penalizzazione del trasporto merci attraverso rallentamenti, incrementi dei passaggi del Frejus, eccetera. La scusa sarà ovviamente quella di favorire i transiti turistici e non mancherà di certo la tutela ambientale, ma il risultato sarà quello di rallentare le consegne dei prodotti realizzati o trasformati in Italia.
Ora non si può deflettere dalla linea tracciata a Torino, che ha rilanciato su base nazionale il tema delle infrastrutture come elemento di sviluppo. Occorre proseguire e rafforzare l’azione di coinvolgimento e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Oggi, lo voglio ripetere, il Paese sta comprendendo che se si bloccano le grandi opere si creano le premesse per la decrescita e per l’uscita dal sistema economico europeo. Un dato che deve far riflettere soprattutto i giovani, che per il loro futuro debbono dedicare attenzione a queste battaglie. Non solo: l’Europa per gli interscambi vale 500 miliardi di euro contro i 350 del resto del mondo. Insomma, l’Europa è il primo cliente e, per quanto riguarda l’Italia, il 60% degli interscambi commerciali passa attraverso le Alpi.
Per guardare il futuro non perdiamo il presente!
Paolo Uggè
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