Grandi opere: presto scopriremo che non ci sono i soldi, ma forse sarà già tardi – di Paolo Uggè

5 Giugno 2019 TUTTE LE CIRCOLARI

RUOTE D’ITALIA DEL 5 GIUGNO 2019

La collisione verificatasi nel canale della Giudecca a Venezia, dove una nave da crociera ha investito un traghetto, pone una volta di più in tutta evidenza la questione infrastrutturale del Paese. La notizia dell’incidente, che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi di quelle fortunatamente registrate, ha fatto il giro del mondo. Accompagnata da una domanda che, nel Belpaese, in moltissimi si erano posti anche prima dell’incidente: com’è possibile che l’Italia viva questo blocco dei lavori frutto di un “divieto ideologico” e non riesca a liberarsi di coloro che coltivano queste teorie, che producono solo danni, in nome di un ambientalismo di facciata che poco ha a che vedere con la realtà? Le strade via terra e le rotte via mare esistono per risolvere i mille problemi di connessione (oltre che di sicurezza e d’inquinamento) di cui soffre il Paese, ma evidentemente c’è chi preferisce percorrere altre “vie”. Anche a costo, per sostenere tesi sul riscaldamento globale, di ricorrere persino a una fanciulla che rischia di non rendersi conto di quanto la stiano strumentalizzando coloro che stanno ordendo a suo danno un imbroglio e non certo solo per ragioni di tutela dell’ambiente.

Certamente vi saranno anche persone cristalline che si stanno impegnando in una battaglia ideologica nella quale credono, ma è probabile siano una minuscola minoranza. La storia purtroppo in materia non ci tramanda esempi di disinteresse limpido: quasi sempre (chi si ricorda il referendum sul nucleare?) è il business a muovere le vicende.

Ancora una volta emergono due questioni che non possono essere nascoste.

La prima, citata in diverse occasioni, è la mancanza di risorse economiche che sono state stornate per sostenere la campagna (a caccia di voti facili) per dare un reddito a coloro che al lavoro preferiscono prolungate poltrite sul divano, possibilmente destinate a durare tutto il giorno.

La prova viene dalle ripetute denunce che diversi imprenditori in differenti circostanze presentano citando come vi sia, per talune professioni (compresa quella dell’autotrasporto), grande necessità di mano d’opera.

La seconda questione è l’evidente volontà, rispettabilissima ma estremamente dannosa, del “non fare”, magari in attesa dell’ennesima analisi costi benefici, in omaggio al principio della decrescita felice. Gli italiani nelle ultime tornate elettorali sia a livello europeo sia locale si sono dimostrati ampiamente in disaccordo con tale filosofia pauperistica.

Allora cosa si attende ancora per mandare a casa questi “scappati da casa”? Tattiche dilatorie non sono più a questo punto comprensibili. I danni determinati da certe ideologie politiche sono sotto gli occhi di tutti. Per le grandi navi in arrivo a Venezia un “comitatone” fin dal 2018 aveva individuato come operare. Nulla è stato fatto. In compenso sono state dette molte parole, spesso molto simili a barzellette, purtroppo però senza che chi le ha pronunciate avesse la benché minima voglia di far ridere.

Per esempio per sostenere che la Tav non abbia avviato i lavori quando basta recarsi sul posto per constatare che ben 7,5 chilometri sono già invece stati scavati. Oppure per annunciare che i Tir starebbero già passando sotto il Brennero… I giornalisti di Repubblica in questi giorni hanno fatto due conti e, tirate le somme, hanno affermato che in Italia sarebbero state rinviate opere per 16 miliardi di euro. Il Paese è fermo e la stagnazione è evidente. Ma se si sostiene che non servono le grandi opere e i progetti strategici e se si ritiene che più gare si attivano più si incrementano attività malavitose, il problema è solo culturale o da Tso, che sta per trattamento sanitario (psichiatrico, s’intende) obbligatorio? È questo modo di (non) operare che produce la grave crisi della nostra economia. A ottobre quando si dovrà aggiornare il Documento di programmazione di economia e finanza che consentirà di scoprire ciò che da tempo molti vanno dicendo, e cioè che non esiste la cassa sufficiente, sarà forse il momento nel quale si smetterà di fare ripetuti annunci e chi deve risposte ai cittadini italiani deciderà invece di agire? Speriamo solo non sia troppo tardi...

Paolo Uggè

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