IL PUNTO di Paolo Uggè

9 Dicembre 2019 TUTTE LE CIRCOLARI

Proseguono i lavori parlamentari sulla legge di bilancio al Senato. Dare una definizione di quanto sta per succedere forse bisognerebbe ricorrere ad un veggente. Emendamenti a iosa e modifiche a norme appena introdotte fanno da corollario ad una situazione che definire complessa e caotica è riduttivo. Seguiamo con la dovuta attenzione le evoluzioni, anche perché nella legge di bilancio sono previste norme che toccano il settore dei trasporti ed alcune di queste sono frutto dell’intesa sottoscritta con Unatras. Ricordo sempre che gli accordi si raggiungono insieme e se si vuole modificarle è uso non farlo unilateralmente. Lo dico in quanto il testo di un emendamento presentato alla Commissione trasporti Senato non è in linea con quanto convenuto, tanto che Unatras ne ha chiesto subito la modifica.


In questa situazione irrompono anche le sempre più accese polemiche tra opposizione e maggioranza sul M.E.S, sui temi della giustizia (prescrizione), sulle tasse, oltre ad altri elementi. Probabilmente questa situazione è da collegare anche con le prossime elezioni regionali che nel mese di Gennaio si terranno in Emilia Romagna ed in Calabria.


Credo sia giusto, sul M.E.S. non lasciarci fuorviare dalle opinioni interessate sul Meccanismo Europeo di Salvaguardia che nei dibattiti televisivi e sui giornali abbondano in questi giorni. La sensazione è che si voglia far credere che all’Italia il meccanismo sicuramente giovi. Balle! Per questo ne parlo ancora.


Occorre assumere a riferimento i commenti degli uffici legislativi della Camera e le risoluzioni parlamentari. (Chi intendesse leggere i testi integrali li può richiedere alla segreteria). Entrambi inequivocabilmente lasciano intravvedere che il rischio di intervento degli euro burocrati sulla ristrutturazione del debito è presente. Altrettanto così come risulta chiara la posizione parlamentare che impegna il Governo a non accettare il testo predisposto a livello comunitario.


Invito poi coloro che volessero approfondire ulteriormente a leggere le valutazioni: del professor Tremonti (docente ed esperto di materie fiscali) ed, in modo particolare, le perplessità del presidente dell’ABI, che rappresenta le banche, Patuelli ma soprattutto quelle del Governatore della Banca d’Italia, Visco. Le prime e chiare valutazioni dicevano che ”i piccoli ed incerti benefici di una ristrutturazione del debito debbono essere bilanciati. il rischio enorme è che il semplice annuncio di una sua ristrutturazione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default”. (Un banchiere centrale che scrive “rischi enormi” equivale all’allarme rosso diramato dalla protezione Civile, anche se oggi sembra ammorbidire le preoccupazioni già espresse. Sarebbe interessante conoscere le motivazioni). Non ritengo di essere così sprovveduto da confondere il termine “possibilità” con “certezza di applicazione degli automatismi”. Ma lasciare a 6 euroburocrati, tra i quali non è presente alcun italiano, il potere di decidere se intervenire sul nostro debito pubblico, mi pare oltremodo rischioso, pensando anche a quanto successo alla Grecia. 


Parlo della questione perché, al di là che coinvolge gli imprenditori e gli italiani, rischia di ripercuotersi sulla legge di bilancio che contiene stanziamenti per il trasporto. Una legge che per poter sostenere il reddito di cittadinanza deve garantirne le coperture. Un costo a dir poco eccessivo se rapportato al risultato ottenuto molto distante dall’obiettivo prefissato. (I 3 miliardi di spesa, ad oggi, avrebbero infatti determinato poco più di un migliaio di occupati. Un imprenditore che facesse un simile investimento si dovrebbe sottoporre ad un Tso urgente). Mantenere i lazzaroni e togliere risorse a chi intraprende non pare una “gran scelta”.


Insomma una gran confusione sotto il cielo ed alcuni segnali già si notano. Prima la tassa sui containers, sostituita da quella sulle concessioni portuali; poi sulle auto aziendali, da ultimo, ma non meno importante per noi, l’emendamento presentato per il recupero dell’accisa che appare riduttivo rispetto alle intese sottoscritte con l’autotrasporto. Ora su questo aspetto, che coinvolge molte imprese, non vorrei vi fosse una sottovalutazione del “rischio proteste” da parte degli operatori. E’ vero che la legge di bilancio viene approvata entro il 31 dicembre. Ma questa volta “cosa fatta capo NON ha”. Il mese di gennaio riveste una particolare importanza per la politica e la maggioranza di Governo. Le elezioni di due regioni, Calabria ed Emilia Romagna, sono politicamente rilevanti e se le proteste dell’autotrasporto, anche in forma autonoma, fossero effettuate per la mancanza di rispetto delle intese raggiunte, penso non produrrebbero un effetto positivo per le forze di Governo. Altro che sardine!


In settimana la Ministro ha incontrato la nuova Commissaria europea ed ha prospettato, come da intese, la vicenda dei nuovi divieti che si vuole introdurre al Brennero. Su tale aspetto ho riconosciuto la positività di quanto attuato ma, senza una soluzione concreta, si dovrà pur attuare una sorta di autodifesa.


Non sembra prendere una strada in discesa la “vertenza Ilva” che vede coinvolti molti dei nostri operatori. Anche su questo aspetto si dovrà assumere una decisione unitaria in merito. Non è possibile lasciare senza tutela degli imprenditori. La richiesta di un intervento del Ministero dei trasporti non è più rinviabile. Il Ministro può inserire un emendamento sulla pre deducibilità per eliminare la possibilità di interpretare, come non applicabile alle imprese di trasporto, tale possibilità, come concordata per altro con i precedenti Esecutivi.


Tutto questo potrà essere affrontato nell’incontro che, così dice il verbale di intesa, dovrebbe tenersi con il Ministro dei trasporti a breve.


Stiamo vivendo un clima fondato sul “così è se vi pare” di Pirandelliana memoria. E i media giocano il ruolo rilevante. Qualche esempio per tutti. L’annuncio che la tassa sulla plastica è stata ridotta del 70%. Vittoria! Il popolo si beve l’assunto che il Governo ha diminuito la tassa. Ma non è così! In effetti non essendovi, allo stato delle cose, alcuna tassa sulla plastica il risultato vero è che è stata introdotta una tassa del 30%. La medesima fattispecie si riscontra sull’Iva. È vero che è stata sterilizzata ma la percentuale di tassazione è identica all’anno scorso, quindi concretamente si è evitato un incremento, ma non si sono ridotte le tasse. Invece la categoria dei “pennivendoli” riesce a far passare il messaggio che il Governo (che è buono!) ha diminuito le tasse. Così vanno le cose. Gli italiani si sforzino di comprendere ed approfondiscano le reali portate di quanto sta avvenendo. Non come diceva Gaber, lo ripeterò fino alla noia: giocando alle carte e parlando di calcio nei bar….

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