IL PUNTO DI PAOLO UGGÈ
Ormai siamo ad un passo dall’insediamento del nuovo Esecutivo a guida Mario Draghi. Personalmente, ho già avuto modo di affermarlo, ritengo che questa sia una opportunità, se non l’unica, per cercare di uscire dal tunnel nel quale il governo Conte ci ha infilato. Staremo a vedere.
Certamente esiste un presupposto, se utilizzato a dovere, che consentirà al nuovo Premier un ampio spazio di manovra. Si chiama elezioni anticipate. Nessuno, o pochi, avrebbero veramente l’interesse di andare alla verifica del popolo. Quindi la forza del nuovo Premier è molto semplice, soprattutto alla luce anche delle posizioni chiare annunciate dal Presidente della Repubblica. O si consente al governo di espletare il proprio ruolo o la strada unica è quella delle elezioni anticipate. Sono convinto che questo rischio non siano molti disposti a correrlo. Soprattutto tra quelli che già pensano di porre condizioni.
Il Premier incaricato, per la prima volta nella storia, ha sostenuto che due sono gli argomenti sui quali ci si dovrà da subito concentrare. I vaccini e la logistica. Comprendere quanto sia determinante per il recupero della competitività del Paese la funzione logistica è di buon auspicio. Logistica vuol dire “tempo” e questo si può soddisfare solo se si migliorano le connessioni, l’accessibilità e quindi le infrastrutture. Collegamenti in grado di incrementare la fluidità delle operazioni legate alla mobilità sia per i porti, le strade, la ferrovia, sono la chiave di volta. Se le merci prodotte restano a lungo sui piazzali o nei magazzini sono solo un costo.
Il primo ostacolo da evitare, che qualcuno ha già pensato di introdurre, è concentrare in un ministero che si è voluto chiamare della transizione green, le competenze dei trasporti, infrastrutture ed ambiente. Visto la provenienza della proposta è possibile intravvedere un tentativo di bloccare tutte le iniziative relative alla infrastrutturazione del Paese. Non ritengo che il nuovo Premier si faccia ingabbiare da questi ideologhi del bloccare tutto. Ci ricordiamo la Tav, il terzo valico e la gronda di Genova, la Tap e via discorrendo, che danni hanno generato.
Il secondo aspetto è legato alla burocrazia che non può continuare a pensare di poter rallentare tutto. Non si può permettere ad un Paese bloccato ormai da un anno di mantenere questo andazzo. Anche su questo aspetto si deve cambiare. Una soluzione è possibile? mettere delle persone competenti alla guida dei ministeri. I cosiddetti tecnici. Anche in questo caso il rischio che ci si trovi di fronte ad esperti convinti di avere sempre la verità in tasca esiste. Ma qui il premier è in grado di vigilare e sostituire coloro che anziché operare per il bene dell’economia italiana, utilizzando ragionevolezza, immaginino di portare avanti solo le proprie idee, senza che siano coniugate con gli interessi del Paese. La teoria che non si possano sostituire è superabilissima. Basta toglierli la delega.
Una terza questione riguarda i “regali” che il governo uscente ha pensato di lasciare in dote. Le attività non possono essere bloccate con limitazioni stupide. Ne cito alcune. Il coprifuoco in senso generale; la chiusura delle attività di ristorazione, dei bar, delle attività sportive, degli spostamenti, dei teatri e cinema. Chiaro che queste riaperture debbano essere calibrate con il principio della sicurezza e della salute. Ma occorre un recupero della ragionevolezza. Il virus si prende solo se si cena al ristorante alla sera? Oppure se si assiste ad uno spettacolo teatrale? O se si circola, da soli, con la propria autovettura dopo le 22? O se si praticano attività sportive non di contatto? Smettiamola con le stupidaggini di “origine virologica”. Non di tutti ovvio. Certo occorrono regole sugli assembramenti da sottoporsi ad una severa applicazione con dei seri controlli, sulle limitazioni numeriche, su una diversa organizzazione della scuola, da realizzarsi anche attraverso più turni nell’arco della giornata ed al potenziamento dei trasporti pubblici. E’ evidente che più si tiene la gente reclusa quando si concede uno spazio di libertà nei cittadini, soprattutto nei giovani, prevalga la voglia di uscire per socializzare. Ma fino a quando non si sarà compiuto il processo di vaccinazione da proseguire speditamente, occorre sostituire la demagogia con l’attenzione e la competenza. Non voglio insegnare nulla ma le ultime decisioni assunte dall’esecutivo (con la minuscola) Conte mi paiono ridicole. Decidere la riapertura delle stazioni sciistiche non basta se non si vincolano alla totale riapertura degli impianti. Il metodo è semplice solo chi riapre tutto ottiene i ristori da parte dello Stato. Fatto salvo gli interventi per i lavoratori, da garantirsi, chi furbescamente cerca di massimizzare la propria redditività, limitando le aperture, non deve poter percepire i ristorni che invece si devono assegnare agli operatori che registrano perdite per la riduzione numerica introdotta causa le limitazioni previste. Inoltre le regioni se sono virtuose (o gialle) perché vietare gli spostamenti?
Sono convinto che la situazione non sia semplice ma occorre anche che il Governo debba anche sostituire i pessimisti che trovano ampi spazi nei media con esperti seri che, pur evidenziando i rischi e l’assoluta necessità del rispetto delle regole, infondano anche l’ottimismo, che è il “profumo della vita” come diceva Tonino Guerra. Il governo Draghi non ha bisogno di utilizzare la “crisi pandemica” per mantenere la carica. Occorre dare fiducia alla gente, infondere certezze e far crescere il senso di responsabilità, applicando la severità necessaria sulle misure utili e razionali per tutelare, da un lato, le libertà costituzionali e dall’altro far ripartire le attività nel Paese.
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