Cambiamenti climatici ed inquinamento: no a luoghi comuni, sì ad interventi seri!
A cosa servono i luoghi comuni? A far crescere nell’opinione pubblica opinioni non sempre supportate da elementi concreti. Il più delle volte, dietro la diffusione di certe teorie di comodo, si nasconde lo zampino di qualche realtà interessata a produrre convinzioni e cambiamenti utili ed a rendere popolare una linea di pensiero facilmente individuabile.
Oggi si apre il settimo Forum Internazionale di Conftrasporto, che tratterà diffusamente alcuni dei temi oggi dominanti nel dibattito pubblico. Sembra di essere tornati indietro di qualche mese, quando tutto era finalizzato, dagli annunci pubblicitari al palinsesto televisivo, a diffondere messaggi sulla pandemia e sulle strategie per combatterla.
Anche allora, il leitmotiv di quella martellante campagna informativa era la paura e, sebbene alcuni illustri scienziati ed esperti del settore sostenessero tesi più rassicuranti, la retorica allarmista è stata imposta per giustificare divieti generalizzati, certamente necessari, ma di dubbia costituzionalità.
Ora, ad imporsi all’attenzione, è il tema dei cambiamenti climatici, con la conseguente caccia agli inquinatori, individuati essenzialmente negli operatori del trasporto. Questo pensiero dominante fa di tutte le erbe un fascio, come se nelle attività di mobilità non vi fossero differenze. Anche attraverso ripetuti messaggi pubblicitari, si diffondono notizie che sono ancora in divenire. Un po’ come ha fatto recentemente un ministro del precedente Esecutivo, che ha annunciato per i prossimi dieci anni 209 miliardi di investimenti, già disponibili, utilizzando le risorse del PNRR, del PNC, e dell’anticipazione del Fondo Sviluppo e Coesione. Un quadro tuttavia tutto da attuare.
La circolare della Ragioneria Generale n. 30/2022 chiarirà in modo inequivocabile quale sia il reale stato di avanzamento dei lavori. Intanto si è diffuso un messaggio, anche se non accompagnato da cantierizzazioni. Forse, partendo da domani, i lavori per la realizzazione delle opere strategiche finiranno tra 6 anni ma ciò richiederebbe comunque l’attuazione di riforme importanti, come ad esempio quella sul codice degli appalti. Ma l’opinione pubblica ha ricevuto un messaggio.
Passando al tema ambientale, vorrei richiamare l’opinione di scienziati come i professori Rubbia (vincitore del premio Nobel) e Zichichi, i quali ribadiscono che le attività dell’uomo incidono tra il 5% e l’8% sui cambiamenti climatici. Altrettanto utile ritengo sia evidenziare come la vulgata secondo cui il trasporto merci sarebbe responsabile del 42% delle emissioni globali di CO2 non trovi effettivo riscontro, rappresentando in realtà tale comparto solo il 9% delle emissioni. Occorre infine evidenziare che gli stati europei partecipano solo per l’8% c.a all’inquinamento del pianeta. Il fatto che gli automezzi che operano nel trasporto merci pesanti abbiano migliorato le proprie performance ambientali del 30% ed incidano per meno del 5% nella quota totale di emissioni è stato riportato solo da alcuni studi di parte poco considerati, anche se reali.
Citare il trasporto merci pesante come responsabile della minor riduzioni delle emissioni e non considerare lo stato degli automezzi dedicati al Tpl (basta osservare gli veicoli che circolano nelle aree urbane) o, peggio, passare sotto silenzio la scelta del ministero dei trasporti che, dando applicazione ad un norma comunitaria, consente di potersi iscrivere all’Albo degli autotrasportatori anche avendo in disponibilità solo mezzi Euro 0, non può che far insorgere qualche dubbio sulla competenza, sull’attenzione o la reale volontà di voler ridurre i fattori di inquinamento.
Conftrasporto è fermamente intenzionata ad operare per un ambiente a forma d’uomo e anche di questo si parlerà al Forum.
Paolo Uggè
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