Manifesto FAI-Conftrasporto elezioni europee 2024
RIFLESSIONI SULLA CONNESSIONE TRA LOGISTICA E COMPETITIVITA’
Fai/Conftrasporto ha elaborato un proprio documento che intende, come annunciato, mettere a disposizione di quei candidati e quei partiti che vorranno approfondire il vero ruolo della logistica, proposte e riflessioni.
Leggiamo documenti da parte di esperti e forze politiche, ma anche prese di posizione dei molti cittadini, purtroppo disinformati del ruolo dei trasporti e della logistica.
Che ruolo e quali connessioni i trasporti e la logistica hanno per il nostro Paese, per la Sua gente, al fine di dare competitività al nostro sistema produttivo? Confindustria ha stimato una crescita del Pil dello 0,9% ben più alta rispetto alle previsioni del Governo. A nessuno sfuggirà che senza i trasporti e la logistica questo obiettivo, tuttavia, non può essere raggiunto!
Senza una logistica che funzioni le merci prodotte, o trasformate in Italia, non riescono ad essere elementi generatori di competitività: sembra un principio ovvio ma difficile da far comprendere ai cittadini ma quello che risulta grave è non riuscire sempre ad interessare, soprattutto, una classe politica disattenta, forse superficiale ma talvolta purtroppo “ideologicamente contraria a prescindere”.
Sarebbe sufficiente assumere a riferimento, a supporto di queste prime considerazioni e riflessioni, quanto nel passato un Premio Nobel dell’Economia Vassily Leontief, quarant’anni fa, in occasione della redazione del Piano Generale dei trasporti, ebbe a sostenere. La Sua teoria “input – output” dimostrava chiaramente già allora che: Esiste una correlazione diretta tra crescita del trasporto e PIL.
Vi sono tuttavia alcuni fatti più recenti ed elementi che sono una conferma di questo assunto.
Come dimenticare l’emergenza Covid. Il Paese non si è fermato. Gli ospedali, i luoghi di cura, le attività produttive non si sono bloccate;
lo stanno facendo comprendere le varie guerre degli ultimi anni: Ucraina e ultimamente Israele e Mar Rosso- Canale di Suez ma anche le limitazioni del canale di Panama.
Ce lo fanno confermano purtroppo i vincoli imposti all’interno dell’Unione Europea nei transiti delle merci. Bianco, Frejus, ed ultimo, ma non ultimo, il Brennero.
Per i più disattenti vorrei ricordare che l’Unione europea ha individuato e con determinazione mai abbandonato, le tre edizioni delle reti Trans European Network. La realizzazione delle grandi reti di collegamento (dieci e quattro riguardavano l’Italia) aveva come obiettivo incrementare la competitività dell’economia europea rispetto alle altre economie del mondo. Nell’ultima conferma, che prevede una partecipazione a sostenere i costi, è stato chiaramente inserito il Ponte sullo Stretto.
Se fosse necessaria una ulteriore conferma basterebbe rammentare come con la sottoscrizione del trattato di Schengen si è istituita di fatto una zona di libera circolazione senza controlli alle frontiere interne.
Non credo serva altro!
Quando assistiamo a manifestazioni o prese di posizione di rappresentanti della politica sia in Europa che nel nostro Paese contro la realizzazione di infrastrutture dobbiamo pensare, forse anche riflettere, sui perché. Ognuno ha le proprie convinzioni ma:
La Tav; il Terzo valico; le Gronda Est ed Ovest di Genova, la seconda canna del Tunnel del Bianco e del Frejus, (pronta ma in attesa di collaudo), il Ponte sullo Stretto del quale si è accennato prima, il passante ferroviario a Firenze, etc…
Mi fermo qui ma non posso che osservare come questa politica del No! a prescindere abbia danneggiato, e continuerebbe a farlo, l’economia, il sistema produttivo, la competitività e la vita dei cittadini.
Quanta demagogia ed ambientalismo di mestiere! Quante falsità! Ne abbiamo registrate di tutti i colori. Aggiungo anch’io una nota dolorosa che spesso mi induce a pormi questa domanda: se la “Gronda di Genova fosse stata realizzata quanto traffico, soprattutto pesante, non sarebbe transitato sul Ponte Morandi.
Vorrei dare qualche dato ancora sul quale riflettere: se l’Italia avesse il grado di accessibilità della Germania il nostro Pil incrementerebbe di 91 Mld/anno. (dati del centro studi Confcommercio).
Tenuto conto della rilevanza strategica dell’asse del Brennero, l’ufficio studi Conftrasporto ha stimato che una singola ora di rallentamento per tutti i veicoli in transito, dei tempi necessari per l’attraversamento del valico, comporta su base annua per l’intero sistema economico, un danno nell’ordine di circa 370 milioni di euro. Questo senza pensare che gli automezzi che percorrono quei cento kilometri, spesso a passo d’uomo emettono in sostanze inquinanti molto di più.
Non porsi, quindi, la questione trasporti e logistica, non facendola rientrare, se non addirittura come una negatività per il danno che recherebbe all’ambiente, è oltre che irreale, delittuoso.
Senza un sistema logistico funzionante le merci resterebbero nei piazzali e nei magazzini di chi li produce!
La domanda: chi si è opposto e continua ad opporsi nel dotare il Paese delle infrastrutture e di un sistema logistico adeguato risponde agli interessi dell’Italia? E’ forse una scelta che favorisce coloro che intraprendono nella logistica e dei trasporti? E’ utile alla economia italiana?
Le risposte sembrano conseguenti.
Queste considerazioni inducono la Fai/Conftrasporto ad elaborare un manifesto in vista delle elezioni europee del 8 e 9 giugno che qui di seguito si riportano.
Esistono atti ufficiali, quindi probanti, che alcuni rappresentanti delle forze politiche italiane quando chiamati ad esprimersi in Parlamento sostengono soluzioni penalizzanti per l’attività di autotrasporto e della logistica. Ma queste posizioni finiscono per danneggiare le attività del nostro sistema produttivo. Non lo fanno in nome del rispetto ambientale, anche perché basta scorrere i dati scientifici con obiettività e senza preconcetti, per ottenere delle risposte non certamente in linea con le tesi propagandate dai sostenitori di tali convinzioni. Per altro mentre da un lato si sostiene l’intermodalità e l’utilizzo alle modalità marittime o via ferro dall’altro si propugna l’incremento delle portate dei semirimorchi o dei gigaliner. Se, come risulta innegabile, il trasporto su gomma è senza dubbio più competitivo, con l’incremento delle portate si induce a dei comportamenti in evidente contrasto con una politica tendente a favorire le modalità suddette. Una evidente contraddizione in termini.
Finisco nel ricordare che l’intero Continente Europeo partecipa alle emissioni di inquinanti per il 23/24% circa. A questa percentuale il trasporto partecipa per il 7/8%.
Considerazione ovvia: certamente la tutela dell’ambiente è un dovere ma questa battaglia deve coinvolgere tutte le economie del mondo. Altrimenti, come oggi constatiamo, rischia di essere un autogoal clamoroso, come fu la scelta della bocciatura del nucleare. Lamentarsi dopo non serve!
Buon voto consapevole.
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