MATTEO CUCCHIARALE: “FAITRASLOCHI E’ PRONTA PER UNA RAPPRESENTANZA PIU’ ESTESA”
Matteo Cucchiarale, Presidente di Fai Traslochi, sezione nazionale traslochi della Fai, spiega le ragioni per cui serve una base più estesa di traslocatori e quali sono gli obiettivi e i programmi di Fai Traslochi
Molti di noi almeno una volta nella vita abbiamo avuto bisogno di traslocare, un’esperienza che lascia sempre un filo di nostalgia per quello che abbiamo abbandonato e un briciolo di ansia per quella che sarà la nostra nuova vita, sia che la casa si torvi a pochi isolati di distanza sia che si tratti di un’altra città o un altro Paese o continente.
Basterebbe questo per comprendere la complessità di un trasloco. Non è quindi così strano che da diverse statistiche risulti come il trasloco sia la terza causa di stress psicologico, dopo il lutto e la separazione.
Per contro l’immaginario collettivo non restituisce della professione del traslocatore una fotografia rispondente alla realtà. Un esempio ci arriva dalla pubblicità: proprio in questi giorni alla radio si può ascoltare lo spot di una società di assicurazioni: “320 traslochi all’anno con il mio furgone…”, recita una voce maschile con un certo orgoglio, restituendo un’immagine che non rende il giusto merito a una professione articolata e sempre più complessa come quella del traslocatore e da parte di qualcuno del settore provoca anche una certa seccatura.
Ed è proprio per rappresentare con la giusta forza gli interessi della categoria, contribuendo anche a costruire una corretta immagine della professione che si è costituita nel 2023 la sezione nazionale traslochi della Fai.
Per saperne di più sugli scopi e i progetti di questa nuova sezione Fai, abbiamo rivolto alcune domande a Matteo Cucchiarale, Presidente della sezione nazionale traslochi della Fai.
Presidente Cucchiarale, davvero basta un furgone, come dice lo spot radio, per essere un traslocatore?
“Chiaramente non basta. Possiamo dire che per noi traslocatori il camion è importante, non per niente siamo una costola della Fai, Federazione Autotrasportatori Italiani, ma a differenza dei nostri amici e colleghi autotrasportatori, per noi il trasporto è il mezzo ma non il fine. Essere un traslocatore oggi significa possedere un know-how aziendale ricco di competenze che vedono oltre al trasporto un corollario di attività che vanno dallo smontaggio e rimontaggio degli arredi, all’imballaggio, alla consulenza al cliente, per non parlare dei numerosi adempimenti burocratici richiesti dalla legge a tutela del cliente e della stessa azienda di traslochi. Oggi oltre al camion servono gru, piattaforme aeree, operai specializzati e abilitati ad operare in quota, gente assolutamente fidata, perché entrano nelle nostre case, e anche un po’ psicologi, per attenuare almeno in parte quel senso di smarrimento che comporta abbandonare per sempre un pezzo di vita”.
Assodato che il furgone da solo non basta, come è nata l’idea di costituire una sezione nazionale traslocatori e perché Torino ha avuto un ruolo fondamentale?
“Inizio dalla seconda parte della domanda, perché Torino. Va detto che in Piemonte i traslocatori sono da sempre molto attivi, così la nostra categoria ha costituito la sezione territoriale della Federtraslochi. Quando questa è venuta meno, tutti in Piemonte ci siamo dati da fare, contribuendo in maniera determinante alla nascita della sezione traslochi della Fai. La sezione nazionale traslochi della Fai nasce nel 2023 al fine di creare un coordinamento a livello italiano per fornire il necessario supporto agli autotrasportatori che si occupano di questo settore e in quest’anno di rodaggio, mettendo insieme competenze e conoscenze, siamo diventati un gruppo affiatato di aziende che, oltre a collaborare tra noi, ha ormai maturato tutte le necessarie competenze per incentivare la rappresentatività del settore nei confronti di enti ed istituzioni al fine di risolvere le problematiche quotidiane che i nostri associati affrontano in tutta Italia”.
Può fornirmi qualche esempio di questa vostra competenza nel labirinto della burocrazia italiana?
“Certamente, va però prima evidenziato che, come detto, la Fai Traslochi è nata soltanto l’anno scorso, ma la nostra esperienza nell’interlocuzione con gli enti pubblici è più antica, ad esempio che negli anni passati i traslocatori piemontesi si sono seduti al tavolo con Città Metropolitana di Torino, Anci Piemonte e CSI Piemonte, nell’ambito del progetto ‘Metropoli Strategiche’, per la definizione di una procedura di occupazione suolo pubblico completamente digitalizzata, anche nella forma del pagamento, snella e valida per tutta l’Area Metropolitana. Un’attività che ci ha permesso di conoscere e mantenere rapporti costanti con gli enti locali e con la Polizia municipale. Questa può essere una best practice replicabile in tutta Italia”.
Oggi voi volete scendere in campo rafforzando l’operatività a livello nazionale?
“Riteniamo che sia arrivato il momento di dare un senso ancora più forte al carattere nazionale della nostra sezione, scendiamo quindi in campo per allargare il nostro bacino di iscritti, perché non siamo soltanto specialisti dei traslochi, ma anche parte della Fai, con tutta la forza che l’Associazione esprime a livello nazionale. La costituzione della sezione nazionale ci consente anche di contribuire ai rinnovi del contratto collettivo di lavoro e di usufruire dell’apporto di primari professionisti in campo economico e giuridico che da tempo affiancano la Fai”.
A chi vi rivolgete e cosa proponete?
“A tutti e in particolare ai piccoli operatori che operano con serietà e correttezza ma che per dimensioni non potrebbero accedere a tutti i servizi offerti da FaiTraslochi, consulenza legale e fiscale, attività di marketing, aggiornamenti, tanto per citarne alcuni. La nostra proposta è quella di
incentivare la rappresentatività del settore nei confronti di enti ed istituzioni al fine di risolvere le problematiche quotidiane che, territorialmente, i nostri associati sono costretti ad affrontare”.
Presidente, le chiedo di nuovo qualche esempio concreto…
“Le rispondo con quattro delle principali necessità del settore: uniformare la procedura per l’ottenimento del permesso di occupazione di suolo pubblico, una procedura che varia da Comune a Comune e che presenta in alcuni casi eccessive lungaggini per motivi burocratici; gestire la viabilità ed in particolare l’accesso ai centri cittadini con tutto ciò che comporta in termini di permessi per il carico e lo scarico; incrementare i controlli sul conto terzi e quindi la lotta all’abusivismo sempre più diffuso; agevolare il reperimento di personale formato ed addestrato anche grazie alla collaborazione con Istituti Tecnici”.
Quindi esiste un problema di abusivismo, come si può combattere?
“Soltanto facendo fronte comune, aderendo a FaiTraslochi, rafforzando la categoria, dando maggior potere contrattuale laddove si prendono le decisioni e si fissano le regole”.
Facendo lobbying?
“Se per lobbying intende essere presenti con la forza della Fai ai tavoli dove vengono prese le decisioni per agevolare chi lavora seriamente, con coscienza e la consapevolezza che non sta soltanto spostando mobili e cristallerie, allora la mia risposta è sì”.
Presidente Cucchiarale, mi dice quattro motivi per cui un traslocatore italiano dovrebbe aderire a FaiTraslochi?
“Non sentirsi soli ma sapere che esite uno spazio di ascolto e confronto, contribuire a togliere dal mercato gi abusivi nell’interesse delle nostre aziende e dei clienti, poter contare sempre su una consulenza qualificata per la soluzione di problemi e su una vasta offerta di servizi”.
Senta Presidente, c’è mio ‘cugino’ che ha un paio di furgoni e fa piccoli traslochi e si è offerto di darmi una mano, che mi consiglia?
“Se è iscritto all’Albo degli Autotrasportatori in conto terzi, come prescrive la legge, dica a suo ‘cugino’ di iscriversi a Fai Traslochi”.
Grazie Presidente.
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