IL PUNTO di Paolo Uggè: La sfida ambientale si gioca insieme ed è strettamente collegata ai comportamenti
Con il convegno di Petrarsa, organizzato da Assoferr/Conftrasporto, al quale ha partecipato tra gli altri il ministro Giovannini, si è fatto il punto su quanto sia sempre più indispensabile che la modalità ferroviaria, navale e su gomma debbano coesistere nel superiore interesse del Paese che ha nella mobilità sostenibile uno dei suoi punti più significativi.
Non esiste dubbio che il tema delle connessioni, per meglio competere, sia la strada che il Governo ha voluto porre come elemento di sviluppo.
Purtuttavia non basta! Conta molto il grado di sensibilità delle parti in causa. Tutte. Non v’è ombra di dubbio che la sicurezza, il rispetto delle regole il comportamento dei conducenti, le infrastrutture, siano componenti decisive per ambiente e sicurezza. Altrettanto si deve tenere conto che dopo il rallentamento forte, determinatosi per gli effetti della pandemia, i rifornimenti sono ripresi in modo significativo. E’ noto come ormai l’economia sia fluida, passata dagli stock ai flussi e la consegna delle merci in tempo reale ponga il fattore tempo come elemento essenziale di competitività.
Quello che occorre evitare è comunque passare da una fase nella quale i trasportatori, indicati come gli eroi della strada perché con i sacrifici di molti di loro si è impedito che l’economia del Paese si fermasse, ad una fase nella quale l’obiettivo sembra divenire quello di stressare le consegne.
Non v’è dubbio che la ripresa sia in corso e si presenti anche più robusta di quanto era stata prevista. Questo ci rende sicuramente più felici. Non sfugge a nessuno che la ripresa tuttavia stia nei fatti generando un incremento della congestione con impatti evidenti sulle attività di consegna. Il sistema è in sofferenza ma guai a pensare che le conseguenze si debbano scaricare sulle aziende di trasporto e della logistica. La scorsa settimana in sei giorni ben otto conducenti di mezzi pesanti hanno perso la vita. E questo non può essere in alcun modo ignorato. La necessità di una “certa committenza” pare sembra più orientarsi a pretendere la produttività ad ogni costo ma non può scaricarsi sulla nostra attività. Spesso e volentieri pare che le regole non esistano e talvolta qualcuno sembra voler ritornare addirittura alla fase del ricatto. Legare i tempi di consegna al riconoscimento del corrispettivo del trasporto significa questo. Non siamo nel Far West; né alla guida degli automezzi non si trovano robot ma uomini che meritano rispetto e che hanno limitazioni fisiche, oltre che di legge. Gli imprenditori del settore hanno deciso di investire ancora perché credono nel Paese e sono intenzionati a proseguire nelle attività ma occorre una coscienza civica da parte di tutti. Il “mors tua vita mea” non è più accettabile e la Fai contrasterà questo modo di operare.
Non è un mistero che in una simile condizione la carenza di conducenti si aggiunga a peggiorare tutta la funzionalità della catena logistica. Altrettanto gli interventi di manutenzione sulle infrastrutture stradali creano colli di bottiglia che rallentano le attività di trasporto. Se automezzi sono bloccati per ore per motivi che si devono imputare a fattori esterni, non è concepibile né accettabile di voler scaricare le responsabilità sui conducenti dei mezzi pesanti o sulle stesse imprese. Ma vi sono dei “signori committenti” che operano in questo modo vergognoso ed è bene fermarli subito.
Vorrei ricordare a questi committenti esigenti che esiste la legge della responsabilità condivisa che proprio in questi giorni ha suscitato l’interessamento del governo. Se le condizioni non sono compatibili con regole che debbono essere rispettate e se per causa di queste si verificano incidenti, il committente è sempre ed in ogni modo coinvolto nelle responsabilità.
Gli episodi che si stanno verificando dovrebbero indurre ad un maggior rispetto delle norme. Sappiamo che esistono richieste precise rivolte al ministro del Welfare da parte dei rappresentanti dei lavoratori, tendenti a tutelarne le attività che debbono avvenire in sicurezza. Ovviamente non si parla solo di autotrasporto ma anche degli addetti alle ribalte che molto spesso già patiscono sfruttamenti da parte di realtà cooperative o imprese fasulle alle quali vengono assegnati gli appalti dai committenti. Il tutto non avviene ponendo al centro il rispetto dell’uomo bensì la ricerca del lucro ad ogni costo. Questo non è etico.
Sul tema è già intervenuto il presidente del Consiglio che ha chiesto di “far luce” sulle cause di certi episodi. Anche il presidente Mattarella ha sottolineato la necessità del rispetto dei principi della sicurezza, ed infine il ministro del Welfare Orlando, in un incontro avvenuto in settimana, ha bollato gli episodi di sfruttamento come comportamenti inaccettabili, che troveranno risposte adeguate da parte della Autorità pubblica con mirate verifiche che verranno intensificate.
L’etica dell’imprenditorie impone comportamenti adeguati. Un valore al quale ognuno ha il dovere di ispirarsi ed il primo soggetto che ha il compito di dare garanzie, questo ha ribadito il ministro Orlando, è il ministero del lavoro. Il Governo sta valutando di legare i trasferimenti di risorse economiche per il settore del trasporto e della logistica ai comportamenti che devono essere aderenti con le regole. Barattare il lucro con la sicurezza e la vita della gente non è accettabile in una società civile. Quindi darsi una regolata è necessario.
Paolo Uggè
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