Il caso Brennero, la libertà di circolazione ed il PNRR – A cura di Paolo Uggè
Vorrei evidenziare tre argomenti di vitale importanza che potrebbero, se seguiti
con attenzione, produrre miglioramenti per le attività di trasporto.
Iniziamo dall’annosa vicenda del Brennero, che è stata portata nuovamente alla
ribalta della cronaca nell’ultimo fine settimana, al termine del Consiglio dei
ministri dei trasporti europei. La posizione espressa in quella sede sia dal
Ministro Salvini che dal suo omologo tedesco, ha dimostrato quanto non sia più
rinviabile l’assunzione di provvedimenti da parte della Commissione UE sul tema.
Insomma, è il caso di affermare che qualcosa si muove e che l’azione di
informazione, pressione e sensibilizzazione che Fai/Conftrasporto da tempo sta
conducendo, con la caparbietà necessaria, inizia a produrre risultati. Dopo anni di
chiacchiere e lettere che non hanno portato ad alcun passo in avanti, la forte
posizione assunta dal ministro italiano e tedesco, che hanno insieme denunciato
il sopruso che da tempo Vienna perpetra ai danni delle altre economie europee,
ha “costretto” di fatto la Commissaria Adina Valean a rompere gli indugi. E si badi
bene che qui non si tratta di trovare un accordo tra il Governo austriaco e quello
italiano, come blandamente auspicato dalla Commissaria ai trasporti, bensì di
dare applicazione in modo definitivo e perentorio ad uno dei principi costitutivi
della Comunità europea: la libertà di circolazione delle merci. Il commissario
europeo non può assumere il ruolo di Ponzio Pilato. Ha un ruolo politico
importante e lo deve esercitare.
L’azione che Fai/Conftrasporto ha sostenuto e non cesserà di sostenere ha visto
anche la condivisione della stessa IRU, organizzazione mondiale dei trasporti, che
ha condiviso la posizione italo-tedesca, attraverso un comunicato stampa diffuso
nella giornata di lunedì 5 giugno.
Le immagini trasmesse dalle televisioni nazionali nel weekend hanno supportato
le nostre affermazioni e dato slancio alle nostre iniziative. Gli italiani e gli
ambientalisti sinceri hanno potuto constatare quanto danno all’ambiente
determina la decisione del governo austriaco. I mezzi fermi, le colonne di 50 km
sul lato tedesco ed altrettanti su quello italiano, lo dimostrano. E nel modo più
evidente attestano il principio che quando gli automezzi sono costretti a
procedere a passo d’uomo, il grado di inquinamento si innalza. Questo smentisce
l’assunto che i divieti servano a preservare la qualità dell’aria nel Tirolo, anche
perché, se così fosse, non vi è ragione per cui gli automezzi austriaci dovrebbero
essere esentati dai divieti, come invece sono.
Libertà di circolazione e infrastrutture adeguate sono la vera risposta alle
emissioni inquinanti, non certo i divieti mirati che minano la capacità di
competere di una economia periferica come quella italiana.
Proprio per quanto riguarda le Infrastrutture, il PNRR è uno strumento chiave che
il Governo in carica sta gestendo nella speranza di recuperare i ritardi accumulati
negli anni. Ne accenno uno rilevante.
Il 31 dicembre 2023 devono essere concluse tutte le opere del programma
supportato dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020. Il primo impegno è cercare
di ridurre il danno dell’inedia di governi ricattati da una politica ambientale
dannosa. Le assicurazioni che i ministri precedenti rilasciavano stanno
emergendo come la spazzatura sotto la neve, che quando si scioglie, diventa
visibile. I programmi operativi regionali lo provano e dimostrano come la spesa
realizzata sia stata appena il 6% di quella prevista! Dal 2014 al 2019 dei 54
Miliardi assegnati ne sono stati utilizzati concretamente solo 6. È quindi molto
probabile che le risorse in avanzo andranno perse. Non ci resta che esprimere le
nostre più vive congratulazioni ai “chiacchieroni nulla facenti” di ieri che oggi
lanciano accuse a chi sta operando per salvare il salvabile, sempre se sarà
possibile, di ritardi ed inefficienze?
Ritengo basti questo esempio per evidenziare come, anziché perdere tempo su
aspetti filosofico-ambientali sulla CO2 (l’Europa partecipa per l’8% alla
produzione mondiale), ci si dovrebbe tutti concentrare su come agire per dotare
il Paese di sistemi operativi ed infrastrutture che sono la vera e più adeguata
risposta alle esigenze sopraddette di competitività e di rispetto ambientale, che si
realizza con la politica del fare e non con i divieti ideologici.
Paolo Uggè
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