RUOTE D’ITALIA 18 SETTEMBRE 2019 di Paolo Uggè
Combattere l’inquinamento, per difendere l’ambiente, ponendo la dovuta attenzione ai cambiamenti climatici può determinare opportunità positive per tutti. Innanzitutto per la salute del pianeta e dei suoi cittadini, ma anche per il mondo del lavoro.
Conftrasporto lo va evidenziando da tempo, sottolineando contemporaneamente un aspetto che, pur essendo assolutamente fondamentale, viene spessissimo “dimenticato” nei dibattiti: il clima è mondiale e i suoi cambiamenti derivano dai comportamenti di tutte le economie. Perché se è vero che Cina, India, Usa e, perché no, Africa sono i maggiori inquinatori del mondo, è altrettanto certo che le conseguenze si estendono a tutto il pianeta: Europa compresa, che introducendo misure drastiche per la salvaguardia del clima sul proprio territorio ottiene solo di offrire un piccolo contributo al tema del rispetto ambientale, regalando invece un gigantesco vantaggio economico agli inquinatori.
In altre parole: prima di dover dimostrare di poter raggiungere il livello zero di emissioni l’Europa non avrebbe il dovere di coniugare le esigenze economiche con quelle ambientali, per non penalizzare l’economia che rappresenta?
Un po’ di avvedutezza e prudenza in più sarebbero opportune, se non altro per “compensare” l’eccessivo peso dato a pennivendoli o “gretine” di turno, coinvolgendo scienziati e “veri” esperti sostenitori di tesi difformi, consentendo un confronto molto più serio ed evitando di dare la sensazione di voler usare il tema sostenibilità ambientale per raggiungere ben altri scopi.
Già con il referendum sul nucleare in anni passati gli italiani sono riusciti brillantemente a penalizzare il nostro Paese. Ora il rischio è di farsi trascinare in una nuova avventura, che non vorremmo servisse solo a un Paese centrale dell’Europa (proviamo a fare un nome a caso, la Germania… ) per risolvere, attraverso l’utilizzo del motore elettrico, alcuni problemi che l’affliggono. Concetti che i responsabili di Conftrasporto hanno sentito il dovere di ribadire a gran voce dopo la lettura del documento d’incarico che la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha indirizzato alla nuova Commissaria ai trasporti, Rovana Plumb, affermando che “ciò che facciamo ora determinerà in quale tipo di mondo vivranno i nostri figli e definirà il posto dell’Europa nel mondo”, ma, soprattutto, dopo la lettura di articoli, redatti da esperti o frutto di studi effettuati da università prestigiose (ultima in ordine di tempo la Statale di Milano) che testimoniano invece come l’aria che respiriamo sia “più pulita di 40 anni fa”.
Consigliando a tutti la lettura di un articolo in particolare, scritto dal professor Franco Battaglia, che definisce “comici allarmi globali” le prese di posizione di taluni ecologisti.
L’Italia ha subìto (e continua a pagare, in termini economici pesantissimi) le conseguenze del no al nucleare (con centrali realizzate invece oltre confine a pochi chilometri dal nostro territorio e dunque, in caso d’incidenti, ugualmente pericolose) così come del protocollo trasporti delle Alpi, che rappresentano una barriera naturale fra lo Stivale e il resto del vecchio continente penalizzando la nostra competitività nel veicolare le merci. Ora, grazie alla moda imperante di celare dietro un paravento ambientalista interessi privati dei singoli Paesi (in quella che dovrebbe essere un’Europa unita….) le conseguenze di una campagna ben orchestrata potrebbero penalizzare ulteriormente i nostri sistemi di trasporto, in particolare quello stradale e marittimo.
Al prossimo Forum internazionale di Cernobbio, in programma a ottobre, uno dei temi che verranno approfonditi nei vari pannel sarà proprio quello ambientale. E questo non per non riconoscere la gravità di un tema la cui importanza appare evidente agli occhi di tutti, ma per porlo in una chiave di lettura diversa: non manipolata e strumentalizzata per fini ben precisi, ma analizzata attraverso la lente della logica e della scienza. Magari partendo da una semplicissima domanda: come si crea l’energia elettrica? Le risposte potrebbero far finalmente spalancare gli occhi a molti…
Paolo Uggè
0 commenti